Il Grand Hotel Riccione fu progettato nel 1929, per volere del Commendatore Gaetano Ceschina, noto imprenditore milanese, dall’architetto Rutilio Ceccolini di Pesaro.
L’edificio, alla cui realizzazione collaborò anche l’ingegner Galeazzo Pullè fu costruito a tempo di record in soli 100 giorni.
La costruzione fù talmente veloce che per pubblicare l’annuncio pubblicitario nel “Giornale di Bologna” nel mese di giugno 1929 il Commendator Ceschina fece fare un “montaggio fotografico” ante literam con tanto di albergo in parte disegnato.
L’edificio costruito con linee sobrie ed eleganti con alcuni richiami allo stile Coppedè come le sfere, i cornicioni, le piramidi tronche e la loggia del quarto piano simile ad un casa romana di età classica.
Come analoghi edifici monumentali di altre città europee, imitava nell’architettura e nella ricchezza degli arredi e dei servizi, le dimore delle grandi dinastie.
Si potrà notare anche notare la somiglianza con il Grand Hotel di Cesenatico fatto costruire sempre dal Comm. Gaetano Ceschina un anno prima.
Il Grand Hotel è stato costruito sull’area dove una volta sorgeva l’Ospizio Amati-Martinelli costruito nel 1877, primo ospizio in ordine di tempo eretto a Riccione adibito alla cura dei bambini affetti da scrofolosi e la villa Martinelli Solieri, purtroppo demolita negli anni 90, della quale è rimasta l’abitazione del custode che ancora visibile nel parco del Grand Hotel. (vedi cartolina d’epoca)
Il Grand Hotel era poi contornato da un grande giardino, aveva tre campi da tennis e una vastissima terrazza.
Con le sue 155 stanze arredate in maniera sontuosa, aveva impressionato talmente coloro che l’avevano visto sorgere, da essere considerato “il più grandioso e moderno albergo della riviera romagnola” e divenne presto uno dei ritrovi privilegiati dell’élite fascista.
A pochi giorni dall’apertura nei sontuosi saloni, tra specchi e stucchi, si tengono le prime serate mondane. Ad aprire il cartellone, il 20 agosto, è il Gran Ballo della Stampa al quale partecipa anche Edda Mussolini.
Tra i tavoli una schiera di autorità, artisti, letterati, giornalisti, duchi, baroni marchesi e conti. I loro nomi rimbalzano sulla stampa italiana e straniera. Ne parlano “Il Corriere della Sera”, “Il Resto del Carlino”, “Il Secolo XIX”, “La Domenica del Corriere”, “La Nazione”, “La Stampa” e persino “Le Monde” e il “New York Times”. .
Dato l’enorme successo del Grand Hotel, già nei primi anni trenta, fu necessario ampliare la struttura.
Prima, nel 1934, fu aggiunta una dependance detta la “torre del Grand Hotel” e poi, l’anno dopo, l’albergo venne quasi raddoppiato con l’aggiunta dell’ala Est (la facciata verso il mare).
La “La Torre del Novecento” o “grattacielo” come la chiamano il riccionesi è la dipendenza residenziale di lusso dello stesso Hotel. Per diversi anni verrà pure utilizzata come sede della segreteria particolare del Duce e come Centro operativo di controllo e sicurezza della sua famiglia in vacanza a Riccione. Negli uffici, predisposti in queste stanze, si controlleranno con minuzia anche i movimenti delle persone e delle merci destinate alla villa.”
La Torre del Grand Hotel e l’ampliamento della facciata Est hanno una storia architettonica tutta particolare: Per la “V Triennale” di Milano (1933) gli Architetti Luigi Carlo Daneri e Luigi Vietti (gruppo dei “Genovesi”) realizzarono la “Abitazione tipica a struttura di acciaio” e gli Architetti Albini, Palanti, Camus ed altri progettarono un secondo edificio “casa a struttura di acciaio”. Per l’epoca erano delle strutture decisamente rivoluzionarie (vedi foto sotto). Erano un anticipazione di quello che oggi si chiamerebbero dei “prefabbricati” con una struttura in acciaio e le pareti fatte da pannellature in cemento armato bullonate sulla struttura.
Alla fine della V triennale queste strutture furono smontate e portate da Milano a Riccione. La prima (quella di Daneri e Vietti) fu rimontata nel parco del Grand Hotel, con poche modifiche a cura dell’Architetto Renato Camus. (I piani 4° e 5° piano della struttura originaria furono spezzati portando l’edificio da 5 a 7 piani e per la comodità dei clienti fu aggiunto un ascensore). La riutilizzazione del secondo edificio fu affidata in origine agli stessi progettisti (Albini, Palanti e Camus) ma dopo l’iniziale idea rimontarlo dietro il Grand Hotel la proprietà cambiò idea e utilizzò le strutture in ferro e per allargare la facciata a mare con i medesimi canoni estetici del resto della struttura.
Dopo la seconda guerra mondiale, che ha visto il Grand Hotel diventare il comando delle truppe alleate, è stata aggiunta una piscina olimpionica.
Memorabili sono state le feste organizate nei saloni del Grand Hotel, come quella per il capodanno 1965 che ebbe come ospite Mina o un altro capodanno dove Giorgio Strehler recitò l’uomo dal fiore in bocca di Pirandello.